Dopo Théodore Gouvy, Benjamin Godard e Théodore Dubois, il Palazzetto Bru Zane prosegue nella sua riscoperta di figure romantiche degli anni Ottanta del XIX secolo che – non avendo optato né per il wagnerismo né per la modernità francese di un Debussy – sono oggi considerate accademiche e pertanto sono del tutto dimenticate. Tra queste vi è Fernand de La Tombelle. Dotato di un temperamento ferocemente indipendente senza per questo essere rivoluzionario, è una figura interessante sotto diversi aspetti. Frequentò Grieg, Gounod, d’Indy, Massenet, Saint-Saëns (al quale fu molto vicino) e ci ha lasciato un’opera considerevole, proteiforme, stilisticamente eclettica se non atipica, che merita di essere riconsiderata non solo per quello che vale, ma anche perché illustra una forma di attività sociale e artistica in Francia a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Il suo catalogo abbraccia tutti i generi ed è integrato da fotografie, disegni, dipinti, scritti – teorici o letterari – e opere di astronomia o di cucina (compreso un opuscolo su Les Pâtés de Périgueux). L’insieme costituisce il frutto del lavoro di un artista dotato di una notevole cultura generale, degna di un «honnête homme» assai attivo anche a favore dell’educazione musicale delle classi popolari.