La giornata di studio è dedicata alla tradizione musicale degli ebrei italiani, sviluppatasi durante un arco cronologico ininterrotto di più di duemila anni ed esito da un lato della complessa interazione tra minoranza ebraica e maggioranza cristiana, dall’altro della confluenza di retaggi diversi: quello degli italkim (ebrei italiani), quello della diaspora sefardita e quello ashkenazita, ricchissimo e variamente diversificato.
La tradizione musicale ebraica italiana, soprattutto, la sua componente liturgica sembra aver subito negli ultimi decenni un processo di generale uniformazione, a scapito dei momenti caratterizzanti le specifiche tradizioni locali. La ragione sta intanto nella sensibile decrescita demografica ebraica, con la conseguente scomparsa delle piccole comunità e dei loro riti (Asti, Casale Monferrato, Verona, Pitigliano) a favore dei centri storicamente più importanti (in primis Roma e Milano), e poi nell’indebolirsi della grande tradizione rabbinica italiana, cui si è fatto fronte con la supplenza del rabbinato straniero, in particolar modo israeliano, portatore di riti e costumi liturgico-musicali standardizzati. Il profilo musicale ebraico italiano delineato intorno alla fine degli anni ’60 da Leo Levi con la sua prima e tuttora insuperata rassegna etnomusicologica ebraica in Italia è in buona parte cambiato, in alcuni casi in maniera decisamente radicale.