Una crasi linguistica solo apparente, che in realtà svela – in scena e, di conseguenza, in platea – la duplice veste dell’amore: vittima e carnefice. “A_MANTIDE Monologo d’augurio al pasto” oscilla tra le infinite sfaccettature del concetto di coppia: energia, consapevolezza, unione, separazione, attesa e frattura.
“È tremenda la specie umana, terribilmente bella - racconta l’interprete e autore della pièce - Sorprendente. Una specie che travolge se stessa e che rifonda di volta in volta il suo dio oscuro. Le vittime si misurano sempre con l’ombra della loro stessa luce. Uomini e donne, esercitati ferocemente dall’amore che uccidono per caso o necessità, per paura, per punirsi o per redimersi, per fretta, per capriccio o per rabbia. Ma chi è innocente? Colui che muore, certo. E il carnefice? L’omicida, ovvio!”.
“A_MANTIDE Monologo d’augurio al pasto” è uno spettacolo su quanto sia crudele il gioco nelle storie d’amore. Su chi lascia e su chi è lasciato. E a quanto sia potente il male che le persone si fanno quando le storie finiscono o vivono scontri epocali e dove tutti sono messi sotto giudizio. Una potenza viscerale che spesso diventa angoscia, sacrificio. Anche umano… perché “Sappiamo ciò che siamo. Quello che non sappiamo è cosa potremmo diventare”.