Joey Wellman è disegnatore di fumetti, un tempo famoso ora un tantino in declino, e mai si schioderebbe da Cleveland, Ohio. E allora che ci fa su un aereo, argenteo modellino tra nuvole ovattate, diretto a Parigi mentre la sua gattesca
creatura gli si anima dinnanzi assillante invitandolo
a tornare subito a casa? Ha accettato l’invito a partecipare a una mostra, per la quale non prova alcun interesse, nella speranza di vedere la figlia Elsie. Questa da un paio d’anni ha lasciato alle spalle gli Stati Uniti e il volgare (a suo dire) lavoro del padre in cerca di aria pervasa di cultura,
quella vera dei Flaubert e soci.
Illusa, non sa che il suo stimatissimo e irraggiungibile
sorbonesco professor Gauthier altro non è che un esuberante cialtrone. Il gioco degli incastri prevede che Wellman, inorridito dall’estraneità francese, trovi proprio in Gauthier un insperato adulatore. Così si ritrovano tutti
nella magnifica casa di campagna di mamma Gauthier, che, con l’aria di chi ne ha già viste di tutti i colori, è ormai pronta a dispensare causticità, tenerezza e comprensione a chi ne ha bisogno.
Culmine del gioco in cui ognuno è in cerca di qualcun altro, e trova quasi sempre la persona sbagliata, una serata in maschera, tutti agghindati come personaggi dei fumetti. L’epilogo prevede che sia Elsie a tornare in America,
mentre babbo è finalmente rilassato e felice nel
disegnare gattoni per i compiaciuti frequentatori
di un bistrot.