Cinema senza diritti. Rassegna di cinema palestinese

Un popolo che sopravvive sotto occupazione da 67 anni non gode di diritti. Questo popolo senza terra e senza stato ha trovato nel cinema uno strumento per far sentire la propria voce. Il cinema palestinese è più vivo e attivo che mai e nel panorama della cinematografia mondiale sta attirando sempre più interesse per le condizioni stesse in cui nasce. Il cinema palestinese, infatti, è costretto a “sperimentare” così come la Palestina è costretta a inventare e sperimentare forme di lotta sempre diverse per ribadire il suo diritto all’esistenza e alla resistenza. Per questo motivo la cinematografia palestinese si sviluppa in film e documentari e, sempre più frequentemente, in fiction documentaristiche (o docu-film) con un linguaggio interpretativo in cui le voci reali continuano e completano la narrazione scenica. Uno degli esempi più recenti è La sposa di Gerusalemme (2010) di Sahera Dirbas, regista palestinese impegnata in autoproduzioni i cui film a basso costo e con attori anche non professionisti consentono una maggiore adesione alla realtà in termini di documentazione e denuncia. La rassegna prevede la proiezione di film di altre due registe palestinesi, Mai Masri con Frontiere dei Sogni e delle Paure(2001), e Annemarie Jacir con Il sale di questo mare (2008). Il desiderio di documentare e denunciare la tragedia del proprio popolo non limita comunque l’estetica e le tematiche di registi come Michel Kleifi, Nozze in Galilea o Elia Suleiman Intervento divino che non risparmiano uno sguardo critico o ironico verso la società palestinese e risentono apertamente degli influssi del cinema d’autore europeo. In questa direzione un capolavoro di fotografia è La sete (2004) del giovane Tawfik Abu-Wael. Nell’organizzare la rassegna abbiamo volutamente privilegiato le produzione palestinesi, rispetto alla ricca scelta di coproduzioni internazionali (Girafade, Le cochon de Gaza, ecc.) Non film sulla Palestina, ma film di palestinesi. Questa scelta, però, si scontra con il problema della distribuzione. Un cinema senza diritti non trova un distributore per le nostre sale. Per esempio Omar di Hany Abu Assad - premio giuria a Cannes 2013 e nomination all’Oscar per miglior film straniero - in Italia cerca ancora un distributore. Lo stesso per i film delle registe Annemarie Jacir, When I sow you, e Najwa Najjar con Melograni e mirra.

Maria Grazia Gagliardi e Pina Fioretti

rassegne cinematografiche, 23/04/2015 - 23/04/2015
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