Nel solco della tradizionale attenzione prestata da Ca’ Pesaro agli incroci
tra scultura e pittura, la mostra, inserita tra le proposte di Muve
Contemporaneo - rassegna ideata dalla Fondazione Musei Civici di
Venezia per dialogare con la Biennale d’Arte, giunta alla sua seconda
edizione - offre l’opportunità di un affascinante confronto dialettico tra le
opere di quattro grandi maestri dell’arte italiana contemporanea: Marco
Gastini, Paolo Icaro, Eliseo Mattiacci e Giuseppe Spagnulo.
Pur sviluppando linguaggi e mondi espressivi differenti, gli artisti, legati da
una pluriennale amicizia e da profonde affinità, intrecciano nei
monumentali ambienti della Galleria Internazionale d’Arte Moderna un
inedito e intenso dialogo che coinvolge arte e vita.
Marco Gastini (1938), con la sua continua dialettica tra pittura, materia e
spazio sia virtuale che reale; Paolo Icaro (1936), capace di mettere in crisi
nei suoi lavori ogni chiusura e pesantezza; Eliseo Mattiacci (1940), che ha
abbandonato la monumentalità della scultura azzerandone la base e infine
Giuseppe Spagnulo (1936), audace nello sfidare la gravità della materia e
conferire leggerezza e lievità alle sculture più possenti.
Scrive Bruno Corà, curatore della mostra, la cui direzione scientifica è
affidata a Gabriella Belli: “Nonostante l'evidente diversità che distingue il
loro lavoro, essi condividono nella scultura e nella pittura, attuandoli, i
principi profetizzati da Medardo Rosso e in seguito da Umberto Boccioni
(‘metteremo lo spettatore al centro del quadro’) e da Arturo Martini, che
della scultura aveva auspicato la vocazione: ‘fa che io non sia un oggetto,
ma un'estensione’.
I quattro artisti, in tal modo, pur nel solco di una tradizione italiana mai
estinta, rinnovano autonomamente e amplificano quelle premesse
linguistiche, affermando la loro opera in un contesto a respiro europeo e
internazionale”.