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Joslyn Tilson: “Weavings of Venice”

La riflessione sulla specificità dei materiali e dei procedimenti deputati a manifestare l’arte appare una questione superata già all’inizio del Novecento con l’arrivo sulla scena delle avanguardie storiche. Come superata risulta la presunta gerarchia del linguaggi secondo la quale l’incisione veniva considerata un’arte minore rispetto alla pittura e alla scultura. Non considerando, per fare solo due esempi, che l’opera incisa di Dürer è più significativa della sua pittura e che Piranesi, l’artista più “moderno” del Settecento europeo, non ha mai dipinto e la sua grandezza è affidata clamorosamente solo alla sua opera incisoria. Si afferma del resto, ormai con certezza autorevole, che l’opera grafica è l’opera di Picasso.

L’ormai lunga avventura della ricerca espressiva di Joslyn Tilson si è manifestata in maniera decisiva nella dualità vissuta tra la naturale influenza del padre, esperto tessitore a Edimburgo, e l’insegnamento del grande scultore Marino Marino, conosciuto all’Accademia di Brera a Milano. Realizzando così, nel tempo, bellissime forme plastiche in ceramica, purtroppo non esposte in questa occasione, ed opere intessute, formalmente raffinate, in bilico come sono tra figurazione e astrazione. Avendo certamente a mente l’esperienza della grande Sonia Delaunay (1885-1979), protagonista negli anni Trenta del gruppo Abstraction-Creation, che, nel corso della sua lunga attività, ha realizzato prevalentemente con i tessuti opere di straordinaria qualità formale.

Le opere realizzate con la tessitura, per la prima volta ora esposte a Venezia, sono state non a caso titolate “Weavings of Venice”, come a voler documentare le impressioni e le emozioni visive che Joslyn Tilson ha vissuto negli ultimi dieci anni nel corso dei suoi lunghi soggiorni di lavoro nella città assieme al marito Joe. Anch’egli artista, protagonista negli anni Sessanta della British Pop Art. Si tratta di opere chiaramente ispirate a Venezia, sollecitate raramente da una intenzione puramente mimetica o descrittiva, più spesso scaturite da una emozione visiva dovuta ad un particolare architettonico, la suggestione formale della pavimentazione di una chiesa, un riflesso di luce nell’acqua di un canale, la particolare mutevolezza della luce, sempre diffusa, avvolgente ed imparziale, come aveva capito già nell’Ottocento, il grande Turner. E’ in tale prospettiva che risulta comprensibile l’oscillazione di Joslyn Tilson nelle sue opere tra la seducente attrattiva della descrizione architettonica e la necessità formale della pura astrazione. Mentre in alcuni casi l’artista scozzese indica infatti anche l’edificio da cui proviene l’immagine, in altri, come nella serie di “Steps”, è evidente che la sollecitazione proviene dalle semplici oscillazioni dell’acqua di un rio, osservate dalla finestra del suo studio veneziano. Ciò che conta rimarcare, infine, è che in ogni caso emergono per tale via suggestive e formalmente affascinanti “opere fatte ad arte”.

E’ bene sottolineare tuttavia che, nel caso di Joslyn Tilson, la tecnica e il materiale utilizzati non sono solo strumenti necessari alla manifestazione dell’opera ma sono essi stessi componenti decisive della sua irrinunciabile rappresentazione visiva. Perché è per tale via che lei riesce ad esprimere il suo personale, irrinunciabile e poetico sogno dell’arte.

Mostra a cura di Enzo Di Martino

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Biglietto: consulta il sito dell'evento
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quando
dal 25/07/15 al 28/08/15
DoLuMaMeGiVeSa
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dove
Bugno Art Gallery
Campo San Fantin , San Marco 1996/d, Venezia
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