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Roberto Sebastian Matta. Sculture

La 56° Biennale di Venezia omaggia uno dei protagonisti dell'arte del XX secolo: Robert Sebastian Matta. Incluso tra gli eventi collaterali della Esposizione Internazionale d'Arte, questo eccezionale spettacolo si concentra sulla produzione scultorea di questo grande artista, in modo da permettere un'interpretazione più riflessiva di tutta sua carriera, in un gradevole contesto esclusivo di grande pregio, come il Giardino di Palazzo Soranzo Cappello, la sede della Sovrintendenza per i Beni Architettonici e per il paesaggio per le Province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso - MIBACT.

«Matta è colui che maggiormente tien fede alla propria stella, che è forse sulla strada migliore per arrivare al segreto supremo: il controllo del fuoco» è con queste parole che, nel 1944, André Breton descrive l'artista Robert Sebastian Matta. Architetto, pittore e, infine, mastro talentuoso nell'uso del bronzo e dei metalli, è nella produzione scultorea dell'artista che si trova la conferma delle parole del padre del surrealismo: le sue figure sembrano provenire da una profondità magmatica, risalire a ere geologiche antiche, a religioni terrene, mitologiche – l'artista controlla, conosce queste forze e le forgia in figure e strutture primarie. Le sculture sono figlie di una realtà pericolosa, dalle domande dell'uomo, ma anche dalle esplosioni vulcaniche della natura e della terra, che Matta ha il compito di interrogare: le sue figure contorte, articolate ricordano gli incubi primitivisti dell'avanguardia parigina e accompagneranno l'artista fino alla fine della sua carriera. Sono figure nate da episodi reali, non dettati dall'inconscio: se infatti molti dei surrealisti lavoreranno sui temi del sogno, Matta si rifarà invece a temi politici e storici. Le sue sculture ricordano divinità antiche, che sembrano provenire dai passati mitici della Grecia, da antichità mediterranee o dalle culture del Sud America: un eclettismo di immaginari, che è il segno di un'unica eterna provenienza di archetipi umani. Animali, figure mitologiche, madri che vivono nelle profondità della terra, pietre filosofali e guerrieri: anche i loro titoli abbracciano le diverse culture di cui Matta si è abbeverato, tanto da poterlo definire un “nomade”, le cui peregrinazioni incrociano le più diverse rotte, dalla madrepatria cilena all'Europa continentale, alla Russia, dalla Scandinavia fino agli Stati Uniti. Da “Mater Nostrum”, una variazione su quel mare nostrum che lambisce le coste della sua amata Italia, a “Perù”, “Inca” o “Colomberos”. Con le sue sculture – il cui bronzo richiama echi preistorici di epoche arcaiche e primitive – Matta anima una produzione che include pezzi come “Cromagnak” o “Ganesha”, fino alle poltrone “Floricor” e “Margarita”. Qua sta la grande arte di Matta, seguendo le parole di Breton: aver seguito la sua stella, essere tornato indietro, al passato – mitico e inconoscibile – che ci precede, per trovare una eco comune, un fil rouge che combini le identità, le diverse appartenenze in un unico profilo d'artista. Aver forgiato il bronzo in un fuoco antico, primario, e dunque eterno.

dettagli
Biglietto: ingresso libero
quando
dal 09/05/15 al 15/10/15
DoLuMaMeGiVeSa
Orario: (scegli la data)
Giorni di chiusura: lunedi
dove
Palazzo Soranzo Cappello
Rio Marin 770, Santa Croce - 30124 Venezia
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