Andrée Ruth Shammah riprende il suo percorso di ricerca su Goldoni - dopo “La Locandiera” e “Sior Todero Brontolon” - con “Gli Innamorati”:
inesorabile macchina teatrale adatta alla nuova compagnia del Teatro Franco Parenti, reduce dal successo del “Don Giovanni” di Filippo Timi.
Due giovani innamorati si tormentano benché niente si opponga al loro amore, scatendando una vibrante tensione che attraversa tutti i personaggi. Un testo straordinariamente contemporaneo che intrappola il pubblico in un intreccio dove si ride e ci si riconosce nelle dinamiche che Goldoni ha saputo orchestrare con acume e infinita umanità.
DALLA STAMPA
Sentimento d’amore, ma soprattutto paura dell’amore: sembra essere questo il nocciolo de Gli Innamorati. E la Shammah, con il giusto rimo ed un felicissimo equilibrio, ne investiga la natura e ci racconta questa storia senza storia col tramite di un eccellente gruppo di attori che ci riconducono nei canonici risvolti di un “recitato” critico e ironico.
Domenico Rigotti – Avvenire
Più che un ambiente è un clima psicologico: ondivago, indeciso, dove l’incertezza della realtà e l’incostanza del sentimento perché le persone più che l’amore , sono agitate da timore, vanità, sospetto , tormento. La pietanza di Goldoni è velenosa e la Shammah ce la offre con allegria, con gioco, quasi a dirci che in fondo va ingoiata senza piangersi addosso.
Anna Bandettini – La Repubblica
Andrée Ruth Shammah, nell’affrontare la commedia, scelto la strada di una leggerezza assoluta, per certi versi esemplare: la sua messinscena sembra ricercare una solare trasparenza fin dall’adattamento drammaturgico, che ha puntato sulla finzione dichiarata, sugli effetti di una smaliziata impostazione meta-teatrale.
Renato Palazzi – Il Sole 24 ore
Ecco allora tutti giocare con un amore che si stempera in capriccio, in impertinente, crudele sofferenza, in un soffio che può trasformarsi in un ciclone. Così nell’amorosa e ferma direzione degli attori che percorre come un filo rosso tutto lo spettacolo, non c’è parola che non crei il proprio gesto e gesto che non crei la propria parola nel ritmo febbrile delle liti e delle tendenze dove improvvisamente si fanno largo smemoratezza, gelosia pazza, furori e dolcezze.
Maria Grazia Gregori – L’Unità