Esattamente sessant’anni fa veniva pubblicato quello che viene considerato il primo best seller italiano: 'Il prete bello' di Goffredo Parise, il libro che tanto scandalizzò i “benpensanti” degli anni ’50 in cui le vicende di Don Gastone Caoduro, sacerdote bello e vanesio, sono raccontate da Sergio che rivive i suoi ricordi d’infanzia in una Vicenza degli anni 1939 – 40, tra inni e sfilate fasciste e ipocrisie cattoliche.
Un romanzo che ha il sapore di una rappresentazione teatrale, una moderna commedia dell’arte dai contorni malinconici. Uno scenario fisso, un caseggiato antico, quasi una riproposta in chiave popolare del vicino teatro Olimpico, in cui uno dopo l’altro si affacciano sulla scena personaggi grotteschi e fiabeschi insieme, con le loro microstorie fatte di povertà, miseria ed ironia.
E tutte queste piccole vicende di umanità provata ci restituiscono un unico racconto fatto di parole sussurrate, urlate, lasciate svaporare, di ciacòle. Dove la musicalità della lingua veneta si insinua e si intuisce senza mai essere sfacciatamente esposta.
Facile è stato, perciò, pensare di poter dar suono a quelle parole, corpo ai quei personaggi. Per questo, con Moreno Vidotto – attuale proprietario, insieme ad Enzo Lorenzon, della 'Casa sul Piave G. Parise' a Salgareda – abbiamo ideato una lettura drammatizzata dal libro di Parise.
La scelta del suono di una fisarmonica – orchestra popolare – è stata quasi naturale, così come naturale è stato seguire l’indicazione dell’autore che, citando nel romanzo l’allora conosciutissima canzone “Vivere senza malinconia” sembrava suggerire, da fine sceneggiatore, la “colonna sonora” giusta per questo spettacolo.