teatro
Giulietta e Romeo

Nel suo nucleo essenziale la vicenda di Giulietta e Romeo, secondo movimento di una trilogia shakespeariana che abbiamo in progetto di completare a breve, si costituisce come Mito fondante dell'amore: la presenza di un conflitto (in questo caso il conflitto fra due famiglie rivali, i Capuleti e i Montecchi) che soffoca l’amore di due giovani nati sotto contraria stella è infatti il paradigma su cui sono state costruite la maggior parte delle favole d'amore moderne. Abbiamo letto in Giulietta e Romeo il dramma shakesperiano che più direttamente mette in scena il mondo visto da occhi giovani, il dramma in cui l’amore e le speranze della giovinezza cercano in ogni modo di affermarsi e di trovare spazio nel mondo degli adulti. Interrogare Giulietta e Romeo ha significato per noi, da subito, interrogare le nostre vite ed il nostro fragile tempo presente. E il nostro tempo presente è proprio il mondo liquido di cui parla Zygmunt Bauman, una società sotto assedio in cui tutto sembra provvisorio, mutabile, senza certezze e senza rassicurazioni, dove tutto scorre veloce, su un unico binario: quello della mercificazione. Dove si colloca allora il mito di Giulietta e Romeo in questa società in cui anche l’amore sembra aver perso la sua forza titanica, ed è divenuto precario come tutte le cose del mondo? Eppure proprio il continuo confronto con il testo shakesperiano ci ha aiutato a trovare un nuovo sguardo sulle questioni nella quali ci dibattiamo ogni giorno. In questo senso il processo creativo che abbiamo messo in atto, ha invertito l’assunto dal quale spesso siamo partiti per la costruzione dei nostri lavori: se, come ha sostenuto James Hillman, le nostre vite sono mimetiche del mito, allora forse significa che frammenti di mito sono sparsi persino nelle nostre povere esistenze. Se ciò è vero allora è possibile trovare anche nel vissuto individuale di ciascuno attore qualcosa che abbia un valore e un significato universale. Perché forse solo ciò che ha una reale necessità personale può giungere ad essere condiviso anche da altri. Un po’ come accade nell’amore, appunto. Il nostro spettacolo è formato da lettere. Queste lettere, scritte ad un nostro immaginario amore – lo spettatore - sono da intendere anche come capitoli, punti nodali del lavoro: brandelli di un tempo presente in cui la dimensione solida, quella del mito, non è ancora andata del tutto perduta e in cui si rintracciano storie di un desiderio contrastato, tracce di una violenza esplicita o nascosta, contrasti insanabili, ma anche la tenacia di un volere che non demorde. La forma della lettera – così apparentemente desueta in tempi di email o di SMS, eppure a tutti così cara – ci ha aiutato a mantenere un dialogo fitto e fecondo fra il tempo incorruttibile di Giulietta e Romeo (infinitamente distante da quel immaginario da baci perugina a cui troppo spesso siamo stati abituati), e questo nostro presente che anela ad una trasformazione vitale. La storia di Giulietta e Romeo si riflette così continuamente nel vissuto di attori e spettatori, la cui relazione, seppure declinata in altro modo rispetto a nostri precedenti lavori, è come sempre al centro della nostra drammaturgia e della nostra passione teatrale.

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Teatro Fondamenta Nuove
Cannaregio 5013 - 30122 Venezia
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