teatro
Frost/Nixon

Bugie e potere. Responsabilità e potere. Un match che mette a confronto il potere politico e quello mediatico e la loro tracotanza. Due strumenti che posso essere al servizio del bene comune e dell’emancipazione dei cittadini, come anche essere strumento di asservimento e di sopraffazione. L'importanza della scelta, del senso di responsabilità, del senso etico individuale nell’agire del politico e del giornalista. E, al contrario, l’autoindulgenza del potere che si mette al di sopra di tutti e di tutto e si autoassolve, pervicacemente convinto della propria autocratica impunità.

In Frost-Nixon va in scena il primo caso storico di televisione-spettacolo dove questi temi sono splendidamente restituiti in tutta la loro densità drammatica. Vi si racconta il duello televisivo tra Frost e Nixon, terminato con la confessione di Nixon - mai ottenuta prima - sullo scandalo del Watergate e sui limiti morali del potere del presidente degli Stati Uniti. Una confessione, negli ultimi secondi trasmissione, di un Nixon combattivo, orgoglioso, ma messo alle corde dalla precisione delle domande, delle date e dei riscontri. Un episodio storico realmente accaduto.

Osserviamo le cose di casa nostra - e non solo quelle - rimanendo atterriti dalla pervicacia delle bugie e della loro efficacia come strumento politico, non tanto per l’incapacità della singola inchiesta o del singolo giornalista di assolvere in misura adeguata alle sue funzioni di confutazione della menzogna e di ricerca della verità, quanto per il contesto generale della società spettacolo e del neo-consumismo che vede i network trasformati in armi di distrazione di massa, salvo lodevoli - e ancor più ecomiabili per questo – eccezioni.

Il Teatro dell’Elfo e il Teatro Stabile dell’Umbria uniscono le loro forze per dare vita a un grande spettacolo che vede impegnati nei ruoli del titoli e nella regia due artisti che da quaranta anni lavorano assieme, ma che da molto tempo non si davano appuntamento per un duello scenico di questa portata: Ferdinando Bruni (Frost) ed Elio De Capitani (Nixon). Accanto a loro un cast di dieci attori.

La serie di interviste che David Frost riuscì a ottenere da Richard Nixon nel 1977 (il presidente si era dimesso nel 1974) sono passate alla storia non solo per lo scoop fenomenale della confessione, ma anche - e nella società spettacolo in cui viviamo verrebbe da dire sopratutto - per l'incredibile, avventurosa costruzione del progetto, al di fuori se non contro ogni rete televisiva ufficiale. E questo non perché Frost fosse un coraggioso giornalista free-lance in cerca di verità storica, ma proprio perché era un uomo della TV d'intrattenimento popolare - sia in UK che in Australia - per nulla titolato al carattere storico-politico di quel tipo di intervista.

Frost prima di tutto tentò di vendere ai grossi network americani l’intervista, ma senza successo. Decise quindi di sborsare di tasca sua i 200.000 dollari inizialmente necessari (l''anticipo' richiesto da Nixon). Per l’intervista chiese l’aiuto di tre colleghi: John Birt, Bob Zelnick e Jim Reston, che sarà l'elemento chiave e la sua arma segreta per inchiodare l'ex presidente sulla questione Watergate. Ma il progetto sembrò sul punto di fallire. I grandi network non accettavano l'idea che un mostriciattolo della Tv di intrattenimento, un presentatore potesse pretendere di sostituire i grandi giornalisti e commentatori politici e, sopratutto, consideravano una cosa deontologicamente scorretta, se non addirittura immorale, che si dovesse pagare per ottenere un'intervista.

Frost tenne duro sia sul fronte finanziario - rischiò tutta la sua carriera e il fallimento pur di trovare i soldi per pagare Nixon e per produrre la serie di interviste - sia poi nel corso del duello con Nixon, un osso durissimo che vinse praticamente i primi undici round e che fu messo KO solo negli ultimi minuti del dodicesimo.

All’ultimo minuto dell’ultimo round, quando Nixon stava vincendo abbondantemente ai punti, in una tensione drammatica crescente, Frost assestò all’avversario con un colpo giornalistico ben centrato che distrusse le difese, anche psicologiche, dell’avversario. La confessione finale, che chiudeva l’intervista, sancì una verità storica negata fino ad allora. Nixon aveva ottenuto il perdono presidenziale da Ford senza aver mai ammesso nulla e giocava il ruolo dell'innocente mai condannato e quindi calunniato e perseguitato dai media liberal.

Quella serie di quattro interviste sancì anche la nascita di un nuovo modello produttivo per il giornalismo televisivo. I network furono costretti a sborsare cifre da capogiro per aggiudicarsi la trasmissione, che tenne incollati milioni di spettatori, intenti a scrutare il volto di Nixon per capire se mentiva o diceva la verità, fino alla non voluta confessione finale.

Frost/Nixon è il dramma teatrale che Peter Morgan - drammaturgo ma anche sceneggiatore - ha scritto nel 2006, ottenendo un vastissimo successo e numerosi premi, tra cui il Tony Award per Frank Langella come miglior attore protagonista per la sua interpretazione di Nixon. Ron Howard ne ha tratto un film nel 2008, plurinominato agli Oscar e che ha sfiorato i 30 milioni di dollari di incasso all'uscita.

Con Frost/Nixon - e la sua inedita versione italiana - il Teatro dell'Elfo prosegue la sua indagine sui nodi cruciali della nostra società, osservata attraverso lo specchio del mondo anglosassone che ormai da anni anticipa tensioni, nevrosi, pulsioni e traumi dell'occidente. Dopo il successo di Angels in America e di The History Boys, Ferdinando Bruni e Elio De Capitani tornano insieme per un nuovo progetto di drammaturgia contemporanea, molto legato ai temi della storia, della moralità pubblica e della responsabilità del potere. Un testo di teatro civile, ma al tempo stesso un bellissimo lavoro per il palcoscenico, una lezione di grande teatro e due magnifici ruoli.

dettagli
Biglietto: consulta il sito del teatro
quando
dal 13/03/14 al 16/03/14
DoLuMaMeGiVeSa
Orario: (scegli la data)
dove
Teatro Goldoni
San Marco 4650/b - 30124 Venezia
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