La sede di ICCG ospita fino al 22 novembre una selezione di fotografie del progetto 'Environmental migrants: the last illusion' di Alessandro Grassani. Il progetto include per ora tre capitoli: Ulaan Baator-Mongolia, Dhaka-Bangladesh e infine Nairobi-Kenya. I primi due capitoli sono già stati realizzati, il terzo è pianificato per settembre/ottobre 2013.
La scelta di questi tre luoghi è stata dettata dalla volontà di rappresentare gli impatti dovuti ai cambiamenti climatici in diverse aree geografiche, con lo scopo di spiegare il fenomeno delle migrazioni climatiche: dall’estremo freddo della Mongolia, al processo di desertificazione in Kenya, passando per inondazioni, cicloni e innalzamento del livello del mare in Bangladesh. Le foto mostrano il paradosso e l’emergenza.
I CAPITOLO: MONGOLIA. Solo nel 2010, durante uno degli Dzud più rigidi di sempre, sono morte oltre 8 milioni di pecore, mucche e cammelli e più di 20 mila pastori non hanno avuto altra scelta se non quella di emigrare verso Ulaan Baator. La popolazione della capitale è raddoppiata negli ultimi venti anni.
II CAPITOLO BANGLADESH. Il Bangladesh è una delle nazioni più gravemente afflitte dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. Dhaka conta oggi una popolazione di 14 milioni di abitanti che arriverà a 50 milioni entro il 2050. Già oggi, ogni anno, raggiungono la città più di 300 mila persone: molte delle quali sono migranti ambientali.
III CAPITOLO: KENYA (programmato per settembre/ottobre 2013). La popolazione pastorale del Kenya è tra le più colpite dai cambiamenti climatici in Africa. Siccità e guerre tra differenti gruppi pastorali per il controllo sulle risorse idriche stanno spingendo molti kenyoti verso la capitale Nairobi.