Il convegno – a conclusione del corso di laurea triennale 'esperto di progetto' – approfondisce il difficile rapporto fra Venezia e l'architettura moderna dal secondo dopoguerra ad oggi. Si riferisce prevalentemente alle opere di uso pubblico, con lo scopo di ritrovare 'la memoria' e anche il corretto operare per la grande architettura, fondante dello spazio urbano, che contribuisce all'innovazione e all'internazionalizzazione delle più importanti città europee.
Musei e centri della cultura, poli universitari, ma anche aeroporti, stazioni ferroviarie, edifici per funzioni pubbliche, per l'industria, per usi direzionali e terziari, sono in grado di attivare nuove relazioni urbane e territoriali. Così, anche nel Veneto, non solo le riqualificazioni ma soprattutto i nuovi interventi hanno profondamente mutato l'immagine (e la vita) delle città.
La Venezia storica, capoluogo del Veneto ma soprattutto capitale mondiale dell'arte e della cultura, 'ha scostato' l’architettura moderna in molteplici occasioni: i nuovi interventi sono infatti ampiamente ascrivibili a piccoli rifacimenti o trasformazioni nell'ambito del restauro/ristrutturazione. E quando si sono realizzati, raramente hanno raggiunto l’eccellenza che la città-monumento merita e reclama.
Le istanze della tutela, piuttosto che la forma urbana compiuta, non bastano a comprendere il rifiuto del nuovo da parte dei Veneziani. Se si escludono interventi di edilizia abitativa (rilevanti per esempio a Cannaregio e alla Giudecca) per concentrarsi invece sulle opere di dimensioni e significato collettivi, i progettisti che hanno potuto costruire nella città insulare sono pochi. Fra tutti spiccano Giuseppe Samonà, Carlo Scarpa, Luciano Semerani ma con opere minori (senza citare i padiglioni della Biennale).
Le occasioni mancate sono molte: la Fondazione Masieri di Frank Lloyd Wright, l’Ospedale di Le Corbusier, il Centro Congressi ai Giardini di Louis Kahn e più recentemente la nuova Sede Iuav di Enric Miralles, il nuovo Palazzo del Cinema al Lido dei 5+1 per citarne alcune. Per non nominare la pletora di concorsi di architettura senza esito.
Diversamente, nell'immediata terraferma sono state edificate alcune opere che hanno avuto iter produttivi complessi ma sono giunte a compimento (o promettono di giungervi) perché sostenute da una volontà politica. Se non tutte esprimono qualità architettonica – e soprattutto hanno successo presso il pubblico (si pensi al Centro Candiani a Mestre) – in alcuni casi la popolarità è incontestabile (Ospedale dell’Angelo) oppure annunciata (Museo M9).
Il convegno tratterà questi temi dapprima su un piano culturale di ampio respiro, poi approfondendo le vicende passate e provando a individuare le ragioni delle mancate realizzazioni e successivamente analizzando i nuovi brani urbani che intendono valorizzare soprattutto Mestre e l'entroterra veneziano.
Con interventi di: Michele Gottardi, Amerigo Restucci, Giorgio Orsoni, Sandro Simionato, Daniele Roncali, Fabio Achilli, Antonio Foscari, Roberto D’Agostino, Giovanna Mar, Aldo Norsa, Guido Zucconi, Renata Codello, Antonio Alberto Semi, Luciano Semerani, Gigetta Tamaro, Federico Della Puppa, Lisa Barbetta e Giovanni Magri, Matthias Sauerbruch, Francesco Pozzobon, Francesco Reato, Paolo Zuliani, Guglielmo Calabresi, Francesco Orteschi, Marta Pandolfo, Enrica Pava, Alfonso Femia e Gianluca Peluffo, Paolo Alberton, Rodrig Qyshka, Rossella Minto, Rodrigo Basilicati, Roberto Bazzana, Roberto Scibilia, Valentina Zanatta, Ippolito Pestellini Laparelli, Cesare De Michelis.