Lo spettacolo si articola in un’alternanza tra brani poetici, evasioni nel buffo e canzoni.
La voce che vogliamo portare al pubblico dall’inizio del secolo passato è quella di Guido Gozzano, o meglio “guidogozzano”, come si nomina lui stesso. Voce malinconica nello stereotipo che di lui viene tramandato, voce in realtà ben più complessa per chi gli si avvicina e scopre nella sua opera una disillusione che in lui è tutt’uno con la speranza. Queste due tentazioni infatti sono sorelle, apparentate da una parola che ricorre frequentissima nelle poesie più famose di Gozzano, “forse”, con la quale il poeta si nega o si concede di volta in volta la possibilità di aprirsi al mondo e, per quanto riguarda la selezione di poesie che presentiamo, all’amore.
Le poesie che abbiamo scelto infatti, osando tralasciare la Signorina Felicita, ospite onnipresente in qualunque lettura gozzaniana, illuminano alcuni amori impossibili, sognati, agognati, irrisi, e ci indicano il rapporto che il bel Guido ha, almeno nell’arte, con questa cosa forse impossibile, inesistente, ma che non può che ritornare eternamente a penetrarci e a farci dubitare di noi stessi. Il “forse”, forse, non è la conclusione definitiva sull’amore, ma senz’altro è una tappa a cui tutti noi, ad un certo momento, ci fermiamo a riposare l’animo.
E forse (involontaria ripetizione) è questo che possiamo offrire al pubblico, un ristoro, un piccolo specchio in cui sorridere a se stessi attraverso le parole di un grandissimo della nostra poesia.
Gli otto brani gozzaniani che proponiamo si inseguono a coppie all’interno dello spettacolo tra canzoni primo novecento in cui si riflette tutta la scaltrezza e la naiveté di quegli anno e autori contemporanei dallo spirito abissalmente ma non troppo diverso da quello di Guido. Se pensiamo a Ettore Petrolini magari ci viene da ridere, ma la sua Canzone delle cose morte di cosa parla, pur facendo loro il verso, se non di vecchie, care cose che non ci sono più, incarnando la silenziosa disperazione che allora era presente in ogni sorriso dei grandi artisti di varietà.