Voci di Carta rende omaggio a Silvina Ocampo, una delle più straordinarie poetesse e narratrici del Ventesimo secolo, a vent'anni dalla sua morte.
Ricordarla non vuole solo dire non dimenticare un talento femminile eclettico ed eccentrico, ma evocare il suo mondo intimo e la sua peculiare abilità di destrutturare il quotidiano con ironia.
Silvina nasce a Buenos Aires nel 1903, in una famiglia dell'alta società a contatto con l'ambiente intellettuale parigino all'ombra, apparentemente, della sorella maggiore Vittoria. Inizia con la poesia fin dall'infanzia e dipinge, allieva di De Chirico a Parigi, senza mai smettere perché, come diceva, la pittura era per lei un'obbligazione mistica.
Amica intima di Jorge Luis Borges, conosce tramite lui Alfonso Bioy Casares, più giovane di lei, che ama appassionatamente e sposa. Sono una coppia che vive tradimenti e riconciliazioni, aperta e trasgressiva seppure legatissima. Così vengono chiamati 'Los Bioys' un'unica creatura con due teste.
Di loro Borges osserva acutamente 'Bioy è molto intelligente ma Silvina è un genio'.
Il terzetto decide di inventare una sorta di raccolta dei propri autori preferiti, dove una letteratura segnata dall'immaginario e da un nuovo modo di rappresentare la realtà determina una rottura con la tradizione realista in voga negli anni Trenta.
La vigilia di Natale del 1940 va in stampa L'Antologia della Letteratura Fantastica che raccoglie, oltre ai racconti degli ideatori, i migliori racconti di fantasia da Lewis Carroll a Cocteau, da James Joice a Kafka, da Giovanni Papini a Kipling.
Considerata per molto tempo 'il segreto meglio custodito della letteratura argentina' Silvina fu in realtà la protagonista assoluta del racconto fantastico con cui oltrepassa la soglia della razionalità.
'La mia poesia e la mia prosa sono così differenti che si equilibrano tra loro, fino a potersi uccidere in contumacia'. I suoi racconti, caratterizzati dalla sottile eleganza del linguaggio con incipit fulminanti, sono sguardi esperti e consapevoli del quotidiano, dove si insinua una teatralità ambigua fatta di riti e ricorrenze, di colori e di oggetti, suggestioni ed azioni crudeli pervase di una fantasiosa ferocia.
Per Silvina, la cui scrittura vuole essere ai bordi dell'innocenza infantile 'attraversare l'infanzia è una dura prova per la ragione'.
I protagonisti delle sue storie, dove spesso compare la morte, evento asciutto ed inevitabile, sono infatti bambini che sovvertono l'immagine classica, vittime o artefici del disincanto della realtà, mediatori del meccanismo fantastico all'interno della narrazione e personaggi femminili che, senza precedenti nella letteratura argentina, decidono la loro storia senza rispettare i canoni propri del genere: amano senza costrizioni e si fanno giustizia da sole.
Entrare nella scrittura di Silvina Ocampo, la manipolatrice del tempo, è come passare attraverso l'emozione e la nostalgia nei salottini dei quartieri popolari, acquisire la saggezza della medicina domestica e conoscere le isole del dolore che scompongono le linee della vita.