Venezia Forma Mentis è la storia di un'ammaliante isola ammalata, abbrunata e tenebrosa, gravata di tragicità immanente, vista però da un occhio trascendentale. Si veste di una fotografia grassamente inchiostrata, sovraccaricata di un denso pigmento calcografico, intrisa di un bianconero saturo nei bassi toni infossati, dai quali emergono - incavati - i ritagli gessosi delle alte luci.
Le problematiche della città, sempre irrisolte, anzi drammaticamente aggravate, ne mantengono costante e cocente il messaggio d'urgente attualità. Di qui la traduzione e la scomposizione strutturale, degli elementi grafici e compositivi dell'immagine, in un inquadratura che pur cristallizzata, nella sua instabile e precaria staticità, per spiegarsi e redimersi, frequentemente si protende in un impeto dinamico - quasi energetico - secondo linee di fuga sfuggenti lungo le diagonali che creano un senso d'equivoco squilibrio, in un inquieto sbilanciamento destabilizzante che insinua il dubbio, che genera la riflessione, che suscita la ribellione.
Una luce cupa e buia si propaga flebile, ma persistente, da queste immagini sulla città lagunare. Non appaia assurda e paradossale la pretesa di avvolgere - e coinvolgere - Venezia illuminandola con una luce esigua e persino fioca; ammantandola di un'atmosfera cupa o, addirittura, tetra. Questa scelta, dovuta principalmente a un'innata visione pessimistica, ci è parsa però davvero necessaria per trasmettere un'emozione viva, una sensazione di disagio e una reazione vigile ed accorta, presso l'occhio smaliziato di un osservatore sempre più distaccato e distratto. Nella convinzione - ch'è anche una speranza - di poterlo finalmente scuotere dalla sua letargica posizione di smodata passività visiva e cercare di proteggerlo fortunosamente dal torpore qualunquista, da un disimpegno civile miope ed ottuso e da un disamore per la propria città ormai sempre più dilagante.
Venezia Forma Mentis nasce dunque da una luce scura ma è rischiarata da una drammatica percezione visionaria; da un'indole espressiva fomentata e pervasa da un epocale senso d'inquietudine; da un esistenziale angoscia interiore. È un nuovo profilo razionale - per quanto possa apparire irreale; un ritagliato identikit ideale del malessere di Venezia. Il ritratto di una città dalla fisionomia bella e dolente, narrata in rigorose forme simboliche, descritta in ambiziose cornici emblematiche, veduta e rivisitata attraverso nebulose atmosfere fortemente individuali.
Venezia Forma Mentis: un flebile lucore che si accende, dopo anni di oscurità, come una scintilla palpitante e rivelatrice per illuminare - in un'inedita versione, in una replica reinterpretata - la scena drammatica di un impellente attualità ormai giunta al suo atto conclusivo. Una rischiarata ribalta di luce che faccia perlomeno auspicare - se non presagire - un prossimo mirabile chiaroscuro visibile, illuminato da una nuova sensibilità, contro il costante oscuramento dell'individualità delle coscienze.