Ultimo appuntamento di Who's who? - Identità plurali e cose del genere..., martedì 11 dicembre nuovamente al Teatro Fondamenta Nuove con uno spettacolo di grande impatto, Pater Familias di Kronoteatro, recente finalista del premio Retecritica.
Un testo crudo e di straordinaria attualità, un conflitto generazionale che sfocia in violenza, passando attraverso il disagio del rapporto tra una nuova generazione senza valori e quella 'passata', strettamente legata alla cultura del lavoro. In scena un padre e un figlio, simbolo dello scontro, della mancata comunicazione. Ma anche gli amici del figlio, il branco, per una narrazione duplice.
Come nel precedente Orfani, anche in questo spettacolo scritto dalla drammaturga Fiammetta Carena viene indagato il rapporto tra generazioni, il tragico vuoto dove non vi è coscienza di sé e il richiamo al'omologazione esercitato dal gruppo. 'Il male' e la crudeltà sono allora illusoria soluzione, estrema forma di contenimento, di semplificazione. Sula scena si muovono tre entità: un padre, un figlio e il branco degli amici del figlio. Il registro narrativo è duplice. Da una parte una realtà contemporanea scarna e afasica: un padre vedovo e di estrazione sociale modesta, un figlio rabbioso e dal'identità incerta e un gruppo di giovani ferocemente uniformati ai riti imperanti. Dal'altra parte il suo riflesso: uno spazio onirico e astratto che trova rappresentazione in un labirinto. Quel labirinto che il padre ossessionato dalla manualità ha costruito come modellino e che prende forma diventando un luogo fantastico, un paesaggio della mente in cui prendono vita impulsi, paure e desideri dei personaggi.
Quello di Pater Familias, spettacolo dal'andatura incalzante e vorticosa scandita dai battiti violenti di una cupa musica elettronica, è un mondo in cui il gruppo di giovani esprime il proprio vuoto solo con un crescendo di ferocia e ciò che anima i corpi è proprio quel palpito brutale ed ossessivo. È la fisicità dei protagonisti il principale strumento di comunicazione e soltanto il ritmo febbrile che scorre nelle loro vene è la linfa vitale capace di soddisfare il loro represso istinto di autoaffermazione. Padre e figlio, nel'assenza di una figura femminile compensatrice, consumano scontri sempre più violenti. Il branco, cui il figlio anela invano ad appartenere totalmente, consuma gesti e parole via via più distruttive. Nel non luogo e nel non tempo del labirinto si esercitano magicamente pulsioni e fantasie sospese non esprimibili altrove. Tra frequenti riferimenti al mito, un crescendo di impotenza e delirio, di scontro e mania di appartenenza, irrompe l'atto conclusivo.
Kronoteatro nasce ad Albenga (Sv) nel 2004, fondato da Tommaso Bianco, Alberto Costa, Vittorio Gerosa, Gabriele Lupo, Alex Nesti, Nicolò Puppo, Matteo Tonarelli. Nel 2007 al gruppo si unisce Maurizio Sguotti. Kronoteatro trova il proprio fondamento nella reale e salda alleanza tra generazioni, nella collaborazione tra un professionista maturo e artisti più giovani, secondo un patto di reciproco scambio in cui peculiare ed innovativo è proprio il fondersi di professionalità pluriennali con l'energia, la freschezza, il coraggio e lo sguardo innovatore delle nuove generazioni. Intorno a questo particolare nucleo creativo ed organizzativo, ruotano e si aggregano estemporaneamente altre e diverse personalità delle arti e non, che rafforzano le intenzioni e le capacità di 'fare' e promulgare cultura. Il teatro di Kronoteatro è un teatro declinato al maschile, ma soprattutto un teatro dove il corpo è il primo strumento ed il punto di partenza; luogo dove si racchiude il sentire umano. Ed è dal corpo che scaturisce, plasmata ed influenzata, la parola. La parola che diventa appendice e prolungamento del corpo stesso. Ma è anche un teatro del corpo come materia che si lascia plasmare e stressare dal suono ora eco di voci lontane, testimoni di un passato ora musica sincopata, incarnazione di un presente sempre più pressante. Per Kronoteatro la fusione di movimento, immagine e parola è l'esatta sintesi per raccontare storie che partono da lontano, dal mito, e che per percorsi non lineari e non definiti arrivano all'oggi, al contemporaneo, a noi.