Intolleranza 1960, azione scenica in due parti di Luigi Nono da un’idea di Angelo Maria Ripellino, proposta in terza italiana (dopo la ripresa fiorentina del 1974) nel cinquantesimo anniversario della prima assoluta veneziana del 1961.
Omaggio a Luigi Nono, uno dei massimi compositori veneziani del Novecento, a 20 anni dalla morte (1990), e secondo appuntamento operistico del Teatro La Fenice con la musica contemporanea a un mese di distanza dalla prima assoluta del Killer di parole di Claudio Ambrosini che chiuderà in dicembre la Stagione 2010, la scelta di Intolleranza 1960 come inaugurazione della Stagione 2011 annuncia anche uno dei temi portanti della Stagione: la celebrazione del 150° anniversario dell’unità d’Italia. Intolleranza può infatti essere letta come la storia di un emigrante che dalle miniere di Marcinelle torna nel Polesine alluvionato: una vicenda ricca di allusioni alla storia italiana degli anni Cinquanta, che ricorda da un’altra prospettiva i 150 anni dell’unità del paese.
Alla testa dell’Orchestra e del Coro del Teatro La Fenice (maestro del Coro Claudio Marino Moretti) vi sarà il direttore tedesco Lothar Zagrosek, specialista di questo repertorio. Fra gli interpreti principali Donald Kaasch interpreterà il ruolo dell’emigrante e Cornelia Horak quello della sua compagna.
Il nuovo allestimento della Fondazione Teatro La Fenice rinnoverà l’ormai pluriennale collaborazione con la Facoltà di Design e Arti dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, centrata quest’anno sull’opera contemporanea anziché sull’opera barocca. Regia, scene, costumi e luci saranno dunque ideati dai Laboratori di teatro musicale del Corso di laurea specialistica in scienze e tecniche del teatro dello IUAV, guidati dai tutors Luca Ronconi (che torna alla Fenice dopo vent’anni di assenza), Franco Ripa di Meana, Margherita Palli, Vera Marzot e Claudio Coloretti.
Intolleranza 1960 di Luigi Nono fu rappresentata per la prima volta al Teatro La Fenice, diretta da Bruno Maderna, il 13 aprile 1961 nell’ambito del XXIV Festival di musica contemporanea.
Il libretto, elaborato dallo stesso Nono sulla base di una proposta dello slavista Angelo Maria Ripellino, comprende estratti poetici (da Ripellino, Éluard, Majakovskij, Brecht), slogan («Nie wieder Krieg», «No pasarán», «Morte al fascismo!», «Libertà ai popoli!», «Down with discrimination», «La sale guerre»), sezioni di interrogatori della polizia nazista (a Julius Fučik) e francese (ai dissidenti algerini), discorsi di Henri Alleg e un testo di Sartre su Alleg.
I cinque personaggi principali sono un emigrante (tenore), la sua compagna (soprano), una donna (contralto), un algerino (baritono) e un torturato (basso). Nella prima parte dell’opera, un emigrante che abita in un villaggio di minatori decide di fare ritorno a casa. Giunto in una città assiste a una manifestazione ed è arrestato, interrogato e torturato, ma riesce a fuggire con un algerino. Nella seconda parte, l’emigrante incontra una nuova compagna e insieme affrontano l’intolleranza e il fanatismo che sempre si accaniscono contro l’uomo. Nell’ultima scena i due personaggi si trovano in un paese rurale durante la piena di un fiume mal arginato, che tutto travolge.
Ideata e scritta in tre mesi su commissione di Mario Labroca, direttore della Biennale Musica, Intolleranza 1960 costituisce il primo lavoro per il teatro di Luigi Nono, allora trentaseienne, e il punto culminante della sua estetica giovanile. Più che raccontare una vicenda, la trama dell’opera descrive un percorso di conoscenza umana, e gli indubbi riferimenti all’attualità (tragedia mineraria di Marcinelle in Belgio, conflitto d’Algeria, inondazione del Po) costituiscono soprattutto un punto di partenza per il compositore, che rinunciando volutamente all’espressione personale punta ad integrare materiali dichiaratamente eterogenei nel processo creativo. Il pubblico del tempo non comprese l’assunto del musicista e la sera della prima espresse in modo vivace la propria disapprovazione.
La musica mette a confronto vari stili utilizzati da Nono nelle composizioni non sceniche per canto e coro degli anni Cinquanta: l’intonazione diretta, realistica dei materiali documentari, che talvolta ricorre al parlato, è accostata alle complesse, ardite tessiture corali dei testi poetici; le linee solistiche riprendono il lirismo veemente del Canto sospeso del 1956; l’orchestra alterna sezioni tormentosamente frammentate a blocchi musicali compatti e imponenti. Né va dimenticato il ricorso ai mezzi elettronici (il nastro magnetico registrato con l’ausilio di Maderna) e la concezione spaziale del suono, perseguita attraverso la collocazione di più altoparlanti in sala.