SONO VENUTA A VENEZIA COME STRANIERA
E HO ACCETTATO DI ESSERLO.
SO BENISSIMO DI ESSERE COME UNA COMPARSA
SUL PALCOSCENICO, UNA CHE PASSA, MAGARI SEMPRE UGUALE.
IO VORREI ESSERE INVISIBILE MA PER FORTUNA
SONO NEL MOVIMENTO. ANCHE LA MIA PITTURA
È TUTTA NEL PASTELLO, NEL PIGMENTO FRAGILE, MOBILE...
Živa Kraus
Dopo molti anni dalle ultime esposizioni della propria produzione artistica, Živa Kraus si riscopre nel proprio lato intimo e intellettuale di pittrice in dialogo con la città, nella quale è prevalentemente conosciuta come direttrice della galleria fotografica Ikona.
Kraus nel suo ductus pittorico è una personalità complessa ma “immediata”, che fa a meno dei simboli, o meglio – come amava dirle Alberto Moravia – è «una realista dell’invisibile, capace di fornirci la realtà dell’energia desiderante» attraverso la vitalità dei colori, la matericità del pastello, i contrasti di pieni e vuoti che fanno della pittura astratta e simbolica di Živa Kraus la rappresentazione universale delle nostre emozioni.
È un processo di scavo e semplificazione, di purezza esistenziale che in una forma molto alta di dialettica si apre all’esistenza, alla società e alla vita. Una riflessione poetica che pervade la tela e scaturisce pura e fluida dalla mano, e che forse non riusciremmo a comprendere del tutto se non tenessimo a mente che «per concepire e comprendere le bellezze nuove di un quadro moderno bisogna che l’anima ridiventi pura» (Manifesto tecnico dei pittori futuristi, 1910).
In questa mostra sono raccolte 15 opere a pastello realizzate tra il 1975 e il 2007 e un videotape del 1976: svelano l’interiorità invisibile di Kraus pittrice, che «costruisce i suoi paesaggi con l’aiuto di colori resistenti alla prova del tempo lasciando a noi la scoperta di aspetti sempre nuovi e diversi [...] un “luogo di pace” dove non c’è un colore che domina sugli altri» (V. Buzančić).