Questa divertente, e assolutamente inedita, versione della “Bisbetica domata” di William Shakespeare nasce da un innovativo progetto che l’editore Alessandro Tusset (Editrice Elzeviro) ha sviluppato in collaborazione con l’Accademia del Teatro in Lingua Veneta sulla base di un più ampio progetto di produzione teatrale. Dove sta la novità? Beh, innanzitutto nell’aver pubblicato per la prima volta un testo shakespeariano tradotto in “dialetto veneto”, cosa in cui si è magistralmente cimentato Pier Mario Vescovo, docente di Letteratura Teatrale Italiana e autore di teatro a sua volta, adattandolo ad un copione pensato per la messinscena della commedia, una delle numerose opere di Shakespeare ambientate nel Veneto. L’uso del dialetto aiuta immensamente, perché offre appigli di verità a un universo discorsivo che la lingua italiana, per sua costituzione, difficilmente riesce ad afferrare. Il “dialetto” – la lingua “grossa”, la lingua “rustica e materna” – diviene così non solo strumento di realismo o di imitazione della vita quotidiana, ma soprattutto, come insegna il Ruzante, un linguaggio onirico che introduce a quella dimensione illusoria e fantastica, popolata di ombre e fantasmi, che è propria del teatro, della vita come recita. Ma partendo da queste premesse, e avvalendosi della preziosa consulenza dello storico Federico Moro, la grande novità sta, soprattutto, nell’aver intrecciato al piacevole scorrere dell’esilerante testo teatrale tutta una serie di suggestive “divagazioni” e “rivelazioni” che, attraverso curiosità, fatti storici e racconti leggendari, hanno reso questa Bisbetica domata un vero e proprio “viaggio nel mistero” tra Padova e Verona, alla scoperta del “Veneto immaginato” di Shakespeare in compagnia dei suoi personaggi, che nelle atmosfere dei luoghi toccati dall’azione ci guidano nell’esplorazione di un mondo dimenticato eppure così vicino a noi.