Nel 1983 Vilém Flusser, acuto teorico della fotografia e, più in generale, dell'immagine, descrive il
rapporto tra fotografo e apparato come una lotta per la libertà del primo dal secondo. Il medium
fotografico, nella sua meccanicità ed automaticità, contiene al suo interno una serie di vincoli (tecnici e
ontologici) che l'artista deve forzare al fine di esprimere la propria dimensione interiore nella maniera
più libera e individuale possibile. Succede allora, talvolta, – come testimonia questa mostra – che un
artista riesca a scardinare i vincoli tecnologici imposti dalla fotografia per dischiudere uno spazio
privato, in grado di condensare sulla superficie bidimensionale dell'immagine sensazioni, ricordi,
emozioni ed esperienze. Elementi interiori che sgorgano all'esterno, travalicando e quasi annullando
l'idea comune di fotografia come traccia concreta del reale.
Luigi Viola, artista poliedrico attivo da quarant'anni, si è fin dall'inizio concentrato su tematiche
legate alla memoria, all'esperienza soggettiva, al bagaglio emozionale e all'identità, sondando con
tenacia e originalità il medium fotografico – di volta in volta affiancato a video, pittura, performance,
scrittura. Frames è una difficile, ma allo stesso tempo significativa, selezione delle sue opere più
recenti. Opere che giocano con l'immagine tecnica, che la plasmano e la dilatano per farne quasi
emergere il rimosso, la memoria involontaria di proustiana derivazione.
Il “frame”, infatti, oltre ad essere la cornice, il telaio, rappresenta anche il fermo immagine, l'istante.
È ciò che costituisce l'ossatura, ma anche ciò che scorre, un brandello estratto da un flusso continuo.
Inaugurazione mostra alle ore 18.00
Una metafora del nostro rapporto con il tempo e con il ricordo.