Al Museo Fortuny l’installazione di Maria Grazia Rosin e i gioielli di Stephen Bottomley

“Ho cercato di adeguarmi allo spirito fantastico di Mariano Fortuny, ispirandomi anche ad alcuni suoi oggetti decorativi come le celebri lampade in seta.” In realtà, nell’installazione, intitolata “GELATINA LUX” di Maria Grazia Rosin, al piano terra di Palazzo Fortuny, a pendere dal soffitto non sono delle lampade ma dei fantastici vetri, liberamente ispirati a forme marine. Sono messi in sequenza così da ricreare un universo che può essere interpretato sia come abisso oceanico sia come l’infinito dello spazio. All’ interno delle opere sono disseminate delle luci led di diverso colore, che proiettano la loro ombra sulle pareti nude di mattoni del salone. L’impatto è quanto mai suggestivo; l’atmosfera magica, grazie anche all’illuminazione volutamente tenue e alla composizione sonora, creata da Gianni Visnardi e vagamente ispirata ai suoni soffocati del mondo subacqueo. A rafforzare questa doppia lettura di abisso marino e di spazio infinito è anche il video, che, spiega la Rosin, si ispira al buco nero dell’universo ed insieme al movimento dell’acqua così da creare un effetto di implosione.

Sono una trentina i vetri esposti, tutti in data recente, e realizzati dai maestri vetrai di Murano, in diversi colori che vanno dal nero al rosso, alle sfumature azzurro verdi; alcuni riconoscibili nelle loro forme, come le meduse, altri volutamente fantastici.

L’artista, cortinese di nascita, allieva di Emilio Vedova, ha alle spalle un prestigioso curricolo espositivo, in Italia e all’estero, ma questa è la prima volta che affronta uno spazio così impegnativo per la sua connotazione storica e le sue dimensioni.

La mostra, a cura di Silvio Fuso, è un’ iniziativa del Musei Civici in collaborazione con la Galleria Tognon di Arte Contemporanea e altre istituzioni italiane e straniere.

A confrontarsi con la fantasia di Fortuny è anche l’artista inglese Stephen Bottomley, che assume come punto di riferimento le matrici dei tessuti di Fortuny, per comporre i suoi gioielli, in cui impiega, oltre ai materiali canonici come l’argento e l’oro, o antichi come lo smalto, anche il modernissimo titanio. “TECH-TILE” è, infatti, il titolo della sua mostra al primo piano del palazzo.

Entrambe le esposizioni sono in calendario dal 15 dicembre al 17 febbraio. Catalogo Edizioni il Poligrafo.

Lidia Panzeri
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