“Non c’è oggi sintomo più angosciante del carattere irreale
dei conflitti emergenti.”
Simone Weil, Non ricominciamo la guerra di Troia, 1937
Il macro tema è la guerra, il soggetto è la biografia di uno dei
53 soldati italiani caduti in Afghanistan durante la missione
ISAF (2001- 2014), la voce è quella di una madre.
La madre del soldato non racconta la morte del figlio ma
la sua vita: la nascita, i primi mesi, l’infanzia, l’adolescenza.
Nell’alveo di questo racconto lieve e buffo, a tratti comico,
prende però forza e si fa spazio un discorso etico e politico.
In Mio Eroe, la voce stigmatizzata della madre dolorosa, da
sempre sequestrata nello spazio dei sentimenti, si apre un
varco, esce dagli stereotipi, ponendosi interrogativi puntuali
sulla logica della guerra come sistema di soluzione dei conflitti
internazionali, sul mito della patria, del sacrificio dell’eroe
e sul tema del valore della vita umana.
Solo alla fine del monologo sarà visibile, come una filigrana
in controluce, che il macro tema era invece la menzogna, il
soggetto eravamo tutti noi e la voce era quella della razionalità