E'uno spettacolo che mette in scena corpi di persone
affette da patologie neurologiche di diversa natura, portando a scoprire realtà imprevedibili, talvolta dolorose.
Un'indagine pseudoscientifica sul disorientamento fisico causato dalle disfunzioni neurologiche e su come
la percezione della realtà e il controllo del nostro corpo possono mettere in discussione le incrollabili
certezze della quotidianità.
I personaggi presentano storie sbiadite e corpi svuotati, messi in vetrina e scherniti senza che la violenza
inflitta possa in alcun modo intaccarli, isolati sensitivamente dalla malattia.
Regia di Marco Caldiron
Con Raffaele Bonni, Luca Cappelletto, Marta De Santis, Daria Fraccaroli, Andrea Melendugno, Stefano Negrelli, Anna Pretolani, Roberta Sartori e Federica Serpe
Note di regia
Questo è un lavoro che nasce dalla consapevolezza che ogni corpo porta con sè un racconto, una storia,
racchiude in sé una bellezza, unica, irripetibile.
Rileggendo 'L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello' di Oliver Sacks abbiamo ritrovato un
immaginario composto da corpi che raccontano e constatato come il grande neurologo si sia occupato
prima di tutto delle persone. In una visione quasi olistica della medicina, Sacks si occupa del malato non
della malattia. Ma dentro le parole del libro, negli spazi in cui il nostro pensiero trovava posto tra una riga e
l'altra, abbiamo immaginato anche l'anima più 'feroce' di Sacks, abbiamo riconoscito l'indagatore scientifico
che può esaltarsi nello scoprire un nuovo aspetto della malattia e che, da grande divulgatore, trova un
piacere sottile nel gridarlo al mondo. E allora ci è tornato alla mente anche come nei primi decenni del
secolo scorso, in pieno espressionismo, la malattia e il malato venissero 'mostrati' senza censure, un
serraglio di freaks da mostrare al mondo, tanto da far esclamare al più grande imprenditore circense di tutti
i tempi, Phineas Taylor Barnum: “Se non siete come tutti gli altri, mostratelo!”.
Il nostro lavoro ripercorre così i casi descritti da Oliver Sacks nel suo saggio neurologico, ma indugia
anche nel mondo circense ed espressionista, attorniato da clown, freaks, presentatori, attingendo ai testi di
Wedekind, alle immagini di James Enson, alle musiche di John Cage e di Kurt Weill e ai film di David Lynch.