Film a episodi concatenati secondo una struttura a domino, attraverso l'entrata in scena più o meno casuale di nuovi personaggi. L'elemento di coesione è dato dall'irriverente gusto per lo sberleffo, lo spiazzamento, la decostruzione del discorso tipici del regista aragonese.
Da una partita a poker tra frati, in cui la posta del gioco è costituita da santini della Madonna e scapolari, a una scolaresca di gendarmi che si comportano come autentici monelli (con scritte alla lavagna contro i superiori, puntine da disegno sulla sedia dell'insegnante), sino all'episodio dell'invito in casa di amici, durante il quale il momento di socialità avviene nell'atto di defecare, mentre il pranzo viene consumato avidamente, in solitudine, in uno stanzino appartato: tutto avviene nel segno del sovvertimento dei codici e dei rituali.
Una sconsolata, ma divertita, riflessione di carattere autobiografico, sull'inutilità dell'artista e sulla voracità dell'industria dello spettacolo, si ha nell'episodio del killer del grattacielo che, dopo aver sparato sulla folla di ignari passanti, ed essere stato condannato a morte, alla lettura della sentenza se ne esce tranquillamente dall'aula, tra le congratulazioni di gendarmi e avvocati e le richieste di autografi del pubblico. Allo stesso modo in cui Buñuel, dopo una carriera votata alla distruzione e al rinnovamento del linguaggio cinematografico, si era visto assegnare, nel 1972, il massimo riconoscimento cinematografico commerciale: l'Oscar per Il fascino discreto della borghesia.