È lo smarrimento di un rivoluzionario solitario.
Il suo lucido, ma ormai sorpassato ideale di cambiamento è sconfessato anche dai nuovi rivoluzionari della laguna di Venezia, che hanno un’altra strategia politica e un’altra prospettiva. Il dramma della sopravvivenza alle torture psicologiche, fisiche e morali, il protagonista lo supera
perché vive con profonda ricchezza interiore il suo progetto. È l’impatto con la storia, con la concretezza, con l’evoluzione del pensiero e delle prospettive che lo stronca. È l’incontro con coloro che dovrebbero condividere e proseguire i suoi progetti, che lo delude. Perciò, quando
s’avvede che non serve più, si lascia scivolare nel mare; nel niente, con sfiducia, è sorpassato, inutile, astorico. È la parabola dell’intellettuale che manca di un vero contatto con la realtà e con le masse; che si consuma in sogno che non regge a contatto col sociale. È una rilettura degli anni dopo il ‘68 in chiave politica e critica. Indubbiamente si tratta di un’opera singolare, intelligente
e suggestiva.
Presentato a Cannes alla Quinzaine des realisateurs (1972) e alle Giornate di cinema di Venezia (1973).