Il padiglione della Lituania, non a caso vincitore della menzione speciale della giuria per la sua sottile e colta interpretazione di questo tema, è collocato all’interno di uno spazio esterno ai percorsi obbligati della Biennale. Al secondo piano di un oratorio nel sestiere di Castello, una tenda bianca occupa uno spazio spoglio, candido e scarno, ma allo stesso tempo soffuso di un’atmosfera di attesa quasi sacrale. L’artista concettuale Darius Mykšis ricrea in questo ambiente la collezione delle opere degli artisti che nel corso dei due decenni appena trascorsi (1992-2010) hanno ricevuto premi dal Ministero della Cultura lituano.

Behind the White Curtain è insieme un’installazione e una performance, giocata dietro e davanti al sipario bianco. Da una parte il deposito dell’intera collezione, dall’altra lo spazio per l’esposizione a rotazione dei lavori, scelti dai visitatori in base alle loro predilezioni personali e arbitrarie. Il pubblico può consultare l’archivio delle opere, diverse e variate per tecnica, soluzioni formali, qualità e contenuto, all’interno di spessi volumi enciclopedici, e selezionare ciò che vuole vedere esposto. I lavori sono infatti stipati dietro la tenda bianca, schermo visivo leggero tra l’invisibile e il visibile. La qualità materiale e concreta delle opere, che dietro la tenda sono semplici oggetti accatastati l’uno accanto all’altro, dialoga dinamicamente con l’identità formale e l’aura artistica di quanto viene esposto.