Fabio Novembre, Il design spiegato a mia madre, Rizzoli
Fabio Novembre racconta il design a chi magari nemmeno sa chi è lui; ma il suo design, quello che 'in realtà non si spiega, casomai si intuisce, si sente di pancia. È una poesia: nessuno di noi parla in versi nella vita di tutti i giorni, ma siamo in grado di comprenderne la bellezza'. Visionario, esteta, designer, cineasta, eccessivo: tante le identità che si legano a Novembre, portando alla luce episodi infantili e cercando, al contempo, di definire il suo lavoro, l'ispirazione e il ruolo degli oggetti, in un'unione indissolubile, dove passato e ispirazione odierna si mescolano: e tutte queste identità, si ricompattano nel suo concetto di design, sensuale, empatico, dionisiaco e che ti penetra sottopelle. Novembre ammette che i suoi oggetti di design nascono più da esigenze personali, ma le sue sedie che riprendono forme nude, i vassoi in forma di piazze, i tavoli dalle 117 gambe, ci fanno entrare in una dimensione poetica e onirica del design, che recupera un mondo fantastico, in cui tutti, almeno una volta nella vita, avremmo voluto immergerci. 'I miei spazi hanno pelle e carne, sangue e sensi, e i miei oggetti sono come Pinocchio, possono anche dire qualche bugia, ma sono vivi'.