Zuecca Project Space presenta la mostra 'Monologues', progetto multimediale in itinere del sound-artist Michele Spanghero. Presso la sede di Spazio Ridotto, dal 22 dicembre al 18 febbraio 2017, saranno presentate la video installazione 'Monologue Fenice' (2016), la scultura sonora 'Echea' e una selezione di opere fotografiche della serie 'Monologue'.
La mostra si sviluppa attorno ai suoni e alle immagini del Gran Teatro La Fenice, celebrando uno tra i più importanti simboli della vita culturale veneziana, 20 anni dopo il terribile incendio che distrusse il teatro. Il progetto 'Monologues', iniziato nel 2014, si focalizza sulla relazione tra architettura e suono nei teatri storici italiani attraverso le registrazioni ambientali delle risonanze acustiche dei diversi teatri vuoti. “Monologues” è dunque il ritratto sonoro dello spazio e definisce lo spazio attraverso il suono. Dodici tra i più importanti teatri storici italiani sono stati inclusi nel progetto sino ad oggi.
La video installazione 'Monologue Fenice' (2016) mostra il processo di registrazione nel Gran Teatro La Fenice vuoto. Con il silenzio il teatro è nelle tenebre, ma, come il suono si stratifica, le luci lentamente crescono fino a rivelare il teatro e, in controluce, l'artista da solo sul palco mentre ascolta con attenzione la voce del luogo, il “monologo” del teatro.
Le sculture sonore 'Echea' sono al centro del progetto Monologues. Esse prendono il nome dal termine con cui Vitruvio chiamava le anfore risonatrici utilizzate anticamente per diffondere il suono fino alle ultime gradinate degli anfiteatri. Le sculture sonore di Spanghero sono quindi delle anfore “echea” di matrice classica, modellate a forma di risonatori di Helmholtz al cui interno vengono riprodotte le registrazioni delle risonanze delle sale teatrali vuote.
La serie di foto 'Monologue' documenta in modo astratto le registrazioni effettuate nei teatri, in cui l'unico elemento visivo di interferenza sono dei microfoni, solitari sul palco e decentrati rispetto il punto prospettico. I soggetti delle immagini sono gli antichi teatri, ma i microfoni, come un alter ego dell'artista, sono rivolti verso la platea vuota in ascolto delle voci silenziose degli edifici vuoti.