Giocasta, regina di Tebe, persa nelle stanze abbandonate dei ricordi, ricostruisce la sua esistenza, cercando in essa un motivo per sopravvivere all’orrore. Incontra il figlio-marito Edipo, cieco e imprigionato, e lo perdona, giustificando se stessa in una lunga, intima, disperata confessione.
“Non parlo per farti del male e non sarà lo strazio a trovare le parole, ma la pietà di una madre che dice mentre nasconde”. Dopo il pianto di Edipo, ormai inerme e per questo fanciullo, Giocasta lo prenderà per mano. Sarà i suoi occhi.
Una madre che silenziosamente conosce, da sempre, la verità e la cela, anche a se stessa, per non perdere la gioia di essere moglie e madre. Una madre che riconosce la tragedia al primo sguardo e ha il coraggio di mantenere quello sguardo, alto, fino in fondo. La Giocasta qui rappresentata non si uccide, ma accoglie, non indaga, ma guarda finalmente con gli occhi della verità, occhi che saranno poi quelli di Edipo.
La voce di Giocasta è il terzo e ultimo appuntamento a cura del Centro studi classicA – Iuav, in collaborazione con l’Università degli studi di Milano e ScenAperta Altomilanese Teatri, della stagione teatrale di “Variazioni sul Mito 2013/2014.