La mostra personale di uno degli artisti emergenti del momento: l'angolano Nastio Mosquito. Il
vincitore dell'ultima edizione del Future Generation Art Prize presenta a Venezia presso l'oratorio di San
Ludovico la sua produzione video con innesti performativi.
Grazie alla rinnovata collaborazione tra l'Ikon Gallery di Birmingham e Nuova Icona di Venezia (già
fautori nel 2005 della prima personale in Europa di Grace Ndiritu), “Daily Lovemaking” di Nàstio
Mosquito apre al pubblico sabato 2 Maggio 2015 alle ore 18 nella cappella cinquecentesca, che da
ormai venti anni è consacrata al contemporaneo.
Nei suoi lavori, Mosquito prende il centro della scena in modo teatrale. Attraverso l'imitazione,
recita spesso una parte per comunicare idee che sono il frutto non tanto di intime convinzioni, ma
piuttosto dell'osservazione della follia umana nei tempi moderni. La distanza tra identità reale e
personaggi di finzione permette all'artista di esprimersi con un registro estremamente vario, tra il
cinico, il trasgressivo, il distaccato, il profano, il volgare.
“Nàstia”, una saputella dall'accento russo -un mostro generato dalla Guerra Fredda- compare in
modo ricorrente ed è l'emblema di questa inclinazione. Nástia’s Manifesto (2008), una proiezione
circolare sospesa appena sopra il pavimento, si fonda sulle parole chiave “Ipocrita, Ironica e chi
cazzo se ne frega”. In Demo de Cracía (2013), l'artista si trova in uno studio per girare il videoclip del
suo singolo musicale. L'artista danza e performa davanti a un largo green screen per poi finire a
pronunciare un discorso sull'Angola e l'identità. La mostra include inoltre un nuovo video realizzato
da Nastivicious – una collaborazione tra Nàstio Mosquito e l'artista spagnolo Vic Pereirò.
Con modalità differenti, Mosquito ci proietta in un futuro senza rigide distinzioni tra forme
artistiche, dove cultura popolare e arte si mescolano, e in cui la categorizzazione delle identità
culturali diventa del tutto irrilevante. La sua coscienza di artista lo pone dinnanzi a questioni sociali
come le politiche sessuali, il consumismo rampante e altri sintomi dalla globalizzazione, visti dal
punto di vista del continente africano- e in particolare dall'Angola, con tutta l'eredità di una lunga e
sanguinosa guerra civile.
I film di Mosquito si riappropriano in maniera ironica della frontalità tipica della proclamazione, della
predica e della pedagogia. Ad essi si soprappongono spesso un ulteriori interventi dal vivo in
presenza dell'artista.
La mostra è accompagnata da un pubblicazione con il testo del curatore Jonathan Watkins e
dell'artista e scrittore GabyNgcobo.