'Le Dinamiche elementari' personale del pittore Roberto Cannata, a cura di Gaetano Salerno.
La mostra presenterà una breve selezione degli ultimi dipinti dell’artista, appartenenti al filone di ricerca
che ha visto Roberto Cannata impegnato, nel corso di oltre un anno di studi ed esecuzioni, presso l’atelier di
Forte Marghera (Padiglione Palmanova) dove da tempo lavora.
Le opere presenti in mostra, una quindicina di oli su tela di piccole e medie dimensioni, in parte non ancora
esposte al pubblico, rappresentano infatti un’anticipazione del progetto sul quale il pittore si è concentrato e
la cui presentazione ufficiale, all'interno di un evento plurilinguistico e articolato (un percorso di analisi che
vedrà coinvolto il teatro-azione e le arti performative), avverrà nel corso del 2015.
Il nuovo ciclo di lavori prende in esame la cultura e il mondo della danza Butō, una particolare forma d’arte
giapponese (vicina, per certi aspetti, alla Neue Tanz tedesca) che racchiude elementi di ballo, teatro, poesia
e, fin dalla fine degli anni ’50, ha contribuito a modificare radicalmente le forme espressive del teatro
orientale. I ballerini infatti, nudi e con i corpi dipinti di bianco, pur mantenendo un legame con il teatro
giapponese (in particolar modo nella mimica facciale) eseguono movimenti lenti, alternati a improvvise
accelerazioni e scatti convulsi che rompono qualsiasi forma coreografica predeterminata o precostituita,
danzando – mutando le parole di Yoshito Ohno, uno dei suoi massimi esponenti – “per riflettere l’anima”.
I personaggi che popolano questi nuovi universi pittorici di Roberto Cannata sono infatti estrapolati da
palcoscenici di danza Butō; ritratti di volti e corpi nudi e bianchi, abbandonati in azioni prive di narrazione e
(apparentemente) di senso, imprigionati dall'assenza di espressione o dalle reiterate smorfie (codici
paraverbali adottati dai ballerini) che rendono i loro visi anonimi e cadaverici oppure ne accentuano i tratti
mostruosi e disumani, in espressioni digrignate e spaventevoli.
Il pretesto della danza consente così all'artista di avvicinare e studiare nuovi soggetti senza troppo discostarsi dalle tematiche e dai linguaggi – sempre ben ancorati a esperienze prossime alla Metafisica e al Surrealismo – che ne hanno caratterizzato la lunga produzione nonché di delineare, nel disegno e nella pittura condotta con il solito rigore di cromie, velature e virtuosismi chiaroscurali, le stesse inquietudini e le stesse paure generate dall'osservazione e dallo studio del genere umano prigioniero delle utopie della contemporaneità.